venerdì 30 gennaio 2015

Riflessioni




" E quando trovi il coraggio di raccontarla, la tua storia,tutto cambia. Perchè nel momento stesso in cui la vita si fa racconto, il buio si fa luce e la luce indica la strada. E adesso lo sai, il posto caldo, il posto del sud sei tu"
Ferzan Ozpetek - Rosso Istanbul

mercoledì 7 gennaio 2015

Morire per la libertà



CHARLIE HEBDO, L’EDITORIALE DI CHARB DEL 2012:

Dopo le polemiche per quelle vignette su Maometto, il 15 ottobre 2012 Charbonnier aveva pubblicato un editoriale firmandosi semplicemente Charb, in cui ribadiva il proprio diritto di fare satira.
Credo un inno alla libertà, un inno alla Francia, che poi, forse, sono la stessa cosa.

Peins un Mahomet glorieux, tu meurs.
Dessine un Mahomet rigolo, tu meurs.
Gribouille un Mahomet ignoble, tu meurs.
Réalise un film de merde sur Mahomet, tu meurs.
Tu résistes à la terreur religieuse, tu meurs.
Tu lèches le cul aux intégristes, tu meurs.
 Pends un obscurantiste pour un abruti, tu meurs.
Essaie de débattre avec un obscurantiste, tu meurs.
Il n’y a rien à négocier avec les fascistes. La liberté de nous marrer sans aucune retenue, la loi nous la donnait déjà, la violence systématique des extrémistes nous la donne aussi.
Merci, bande de cons.

Dipingi un Maometto glorioso, muori.
Disegni un Maometto divertente, muori.
Scarabocchi un Maometto, muori.
 Giri un film di merda su Maometto, muori.
Resisti al terrorismo religioso, muori.
 Lecchi il culo ai fondamentalisti, muori.
Dai del pazzo a un oscurantista, muori.
Non c’è nulla da negoziare con i fascisti. La libertà di ridere senza alcun ritegno ce l’ha già data la legge, la violenza sistematica degli estremisti ce la dà di nuovo.
Grazie, banda di idioti.

Lorenzo

martedì 6 gennaio 2015

Pino e la sua Napoli



Non ho mai seguito Pino Daniele nè musicalmente nè nella sua carriera di cantante, non ha mai fatto parte dei miei schemi musicali, come molti cantautori nazionale. Il motivo è molto semplice, la musica melodica italiana non mi piace.
Ma qui parliamo di un artista blues, un blues nostrano, melodico, pregnante si di napoletanità ma principalmente delle sensazioni di ognuno di noi.
Come prima ho scritto, non l'ho mai seguito, però ogni volta che mi capitava casualmente si ascoltare un suo pezzo, oppure una colonna sonora di qualche film, lo ascoltavo volentieri, ne apprezzavo il sound, mi aiutava a pensare. Mi piaceva se qualche radio in auto mandava una sua canzone, mi sembrava che alleggerisse la strada, che fosse più scorrevole.
Pino Daniele non era più Napoli, era ormai la melodia blues italiana, era uscito dalle porte della sua città per entrare nelle cittadine e paesi di ogni angolo di questa Italia che sta perdendo i suoi figli migliori, e non solo l'Italia.
Forse è per questo motivo che i suoi funerali non verranno fatti nella città partenopea; non è un tradimento e questo i napoletani lo devono capire, perché la morte non appartiene a nessuno, a nessuna comunità, a nessun fan, essa è solo della sua famiglia e dei suoi cari.
Un artista vero ha una dimensione che va al di la delle proprie mura, anche se queste mantengono le proprie radici,
Pino Daniele ha sempre cantato Napoli, ma l'ha fatta diventare una città del mondo, e solo in pochi ci sono riusciti, come Massimo Troisi ed Eduardo De Filippo, e questo è il più bel regalo che può fare un uomo alla sua città natale

Lorenzo